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Il borgo di Castellabate, arroccato su un colle che domina la costiera salernitana tra Punta Licosa e il Promontorio di Tresino, oltre ad essere noto per le bellezze paesaggistiche che ne fanno una perla del territorio, dal 2010 è balzato agli onori delle cronache per aver fatto da sfondo al divertentissimo film “Benvenuti al Sud”.
Patrimonio dell’Unesco e considerato tra i borghi più belli d’Italia, sorge nel cuore del Cilento, tra le scogliere a picco sul mare e uliveti secolari, costituendo una meta imperdibile per chi desidera immergersi nell’autentica bellezza della Campania.
Benché il territorio in cui sorge Castellabate fosse abitato sin da epoche antichissime, come testimoniano i numerosi reperti rinvenuti nella zona, le origini del borgo risalgono al XII secolo, quando fu fondato dagli abitanti di Licosa in fuga dalle incursioni saracene. La sua storia è ricca di avvenimenti che hanno plasmato il suo carattere, evidente nelle strade lastricate e nelle antiche mura che raccontano secoli di vicissitudini.
Uno dei monumenti più iconici è sicuramente il Castello dell’Abate, costruito nel 1123, per volontà di San Costabile, all’epoca Abate, che domina la cittadina con la sua imponenza. Da qui, si può godere di una vista mozzafiato sul Golfo di Salerno e sulle isole di Capri e Ischia.
Oltre al castello, Castellabate vanta numerosi tesori architettonici tra cui segnaliamo, solo per ricordare alcune delle gemme che arricchiscono il patrimonio artistico della città, la Chiesa dell’Annunziata, con la sua facciata barocca e la Basilica Pontificia di Santa Maria de Gulia, risalente al XIV secolo, che custodisce al suo interno alcune opere di grande interesse storico, tra cui un busto in argento di San Costabile in cui sono racchiuse le sue reliquie.
Meraviglioso è poi avventurarsi lungo le stradine tortuose del centro storico che conducono a piazze pittoresche, come Piazza 10 Ottobre, che prende il nome dalla data della posa della prima pietra del Castello, circondata da antichi palazzi e chiese. Tanta è la bellezza di questo posto che, nel 1811, il re di Napoli Gioacchino Murat, osservando il fantastico borgo, pronunciò le fatidiche parole: “Qui non si muore”.
Molte sono poi le tradizioni di Castellabate, radicate nella vita quotidiana dei suoi abitanti, tra cui la festa di San Costabile, patrono della città, che costituisce un’occasione di grande gioia e coinvolge l’intera comunità in celebrazioni e processioni.
Altrettanto ricca è la cucina cilentana, riflessa anche nella gastronomia di Castellabate, che assicura un vero tripudio di sapori mediterranei. Dalla mozzarella di bufala al pesce fresco del Tirreno, ogni piatto è un inno alla tradizione culinaria locale. Tra i piatti imperdibili, spiccano la “Parmigiana di Melanzane” e la “Zuppa di Pesce Cilentana”.
Molte sono anche le leggende legate al borgo di Castellabate, ma forse la più amata dagli abitanti è quella che lega il loro Santo Protettore, San Costabile Gentilcore, alle capre. Si narra che nel secolo XVI, vennero avvistate cinque navi corsare che si dirigevano verso Castellabate per saccheggiarla. Tutti gli abitanti, spaventati, abbandonarono le proprie abitazioni per rifugiarsi nella fortezza, situata in cima al colle. La sera, proprio mentre i corsari stavano per sbarcare per assediare la città, si vide un gregge di oltre 700 capre con legate alla corna delle fiaccole accese dirigersi verso la costa. I corsari, da lontano, pensando che fossero gli abitanti del paese che correvano a combatterli, tolsero le ancore per fuggire. Lo stratagemma è attribuito a San Costabile che così salvò la popolazione di Castellabate.
Il porto si apre ai piedi del borgo, nella frazione di San Marco di Castellabate, in cui affiorano i resti di un antico approdo greco-romano, considerato importante scalo di approvvigionamento per le imbarcazioni dirette al porto di Miseno, nonché area di appoggio per la flotta imperiale. Tale ipotesi è avvalorata dal ritrovamento negli anni ’60, nelle acque antistanti il porto, di alcune ancore di piombo (risalenti tra il I e il II secolo d.C.) contraddistinte dalla scritta ter (tipica delle imbarcazioni triremi dei Romani).
In questa zona i patrizi romani, proprio per la bellezza del luogo, vi fecero costruire numerose ville di villeggiatura.
La struttura portuale moderna di San Marco, costruita nel 1954, risulta protetta ad Ovest da un molo di sopraflutto che si articola in tre bracci e che all’interno risulta interamente banchinato e, ad Est, da un piccolo moletto di sottoflutto a scogliera. All’interno del bacino, per le imbarcazioni in transito, c’è un’area apposita che potrà essere occupata per non più di 72 ore.
Nel segnalare che il vento dominante è il Maestrale e che si hanno venti di traversia da Nord-Est, appare opportuno evidenziare che approssimandosi al porto è necessario prestare attenzione ad alcune secche che si trovano intorno all’isolotto di Licosa.
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